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100 GIORNI DI NULLA – Cronache dalla Regione Piemonte

In Regione

100 GIORNI DI NULLA

A 100 giorni dall’insediamento, non abbiamo ancora avuto modo di approvare o discutere una sola legge o o delibera: la Regione è ferma.
Il Consiglio Regionale è rimasto sequestrato una settimana intera, fino a mezzanotte, per discutere di un referendum sul sistema elettorale nazionale, per obbedire al diktat di Salvini da Pontida: non propriamente una priorità dei piemontesi.
Sul tema autonomia regionale, il presidente Cirio, il 4 settembre, è venuto in commissione ad illustrarci la nuova bozza di delibera di richiesta di maggiori competenze per la Regione Piemonte. Un documento abbastanza deludente, che tiene per base quello approvato durante la giunta Chiamparino e aggiunge, con tanti copia e incolla, pezzi e pezzettini presi da Veneto e Lombardia. Alcuni, come la richiesta di autonomia sulla disciplina e il reclutamento del personale dirigente, docente, amministrativo e ATA della scuola sono semplicemente NON condivisibili. Altri sono addirittura incomprensibili, incoerenti, etc. E allora perchè chiederle? Forse perché si vuole adottare un testo ideologico, solo per dimostrare che noi chiediamo “tanto”, misurando un tanto al chilo la nostra idea di Piemonte. La linea non è cambiata dopo l’insediamento del nuovo governo nazionale. Cirio si è limitato ad inviare una lettera al neo ministro per gli affari regionali Boccia ribadendo una prossima richiesta di nuove competenze. La risposta del Ministro Boccia non si è fatta attendere: per il 30 settembre è stata fissata una sua visita in Piemonte proprio per affrontare il tema dell’autonomia. In ogni caso, la delibera non è ancora approvata, perchè si vuole a tutti i costi istituire preliminarmente una Commissione Permanente dove affrontarla e al momento siamo ancora fermi.

INTERROGAZIONI AD ALTA VELOCITA’

Il Presidente Cirio ha detto che il suo obiettivo è un Piemonte ad alta velocità, tuttavia passare dalle parole ai fatti non sempre è così semplice, né così scontato. Nel mese di settembre ho presentato alcune interrogazioni in Consiglio Regionale su diverse questioni lasciate in sospeso dall’attuale maggioranza e la storia dell’alta velocità sembra sempre più uno slogan.
La prima interrogazione riguardava il destino del MICRONIDO Arcobaleno dell’ASL di Asti (qui il testo), che risulta oggi chiuso con grande aggravio per famiglie e lavoratori. L’assessore ha risposto che si impegnerà per la riattivazione.
La seconda interrogazione riguarda la possibilità di realizzare la stazione alta velocità di PORTA CANAVESE (qui testo e risposta), che sarebbe nevralgica per i collegamenti di tutto il canavese e con la Valle d’Aosta. Amministratori ed enti locali si sono già detti favorevoli, così come i colleghi valdostani. L’Assessore Gabusi ha detto che non ritiene prioritario tale investimento e che si lavorerà su un fantomatico efficientamento delle linee esistenti. Insomma, nulla di fatto anche su questo.
La terza interrogazione ha invece sollevato un problema che ha molto colpito l’opinione pubblica. Ho chiesto all’Assessore Chiorino a che punto fosse l’organizzazione dell’edizione di quest’anno di IOLAVORO e ho scoperto che, essendo tutto fermo, per quest’anno l’evento non verrà realizzato. IoLavoro è ormai quasi una tradizione visto che si svolge dal 2006 e dimostra risultati in crescita e molto interessanti (nel 2017 hanno partecipato 6.500 persone e sono stati effettuati oltre 10.000 colloqui di cui, a sei mesi di distanza, il 25% si è trasformato in un’assunzione). L’impegno dell’assessorato è anche stavolta quello di recuperare con un evento in primavera e altri eventi in tutto il Piemonte ma per ora, come negli altri casi, solo di parole si tratta.
La quarta infine si occupa della CASA DELLA SALUTE di RIVOLI, che l’amministrazione comunale vorrebbe rimettere in discussione.

IL PD è LA MIA CASA

Il 17 settembre Matteo Renzi ha annunciato la sua uscita dal Partito Democratico e la contestuale nascita di un nuovo soggetto politico dal nome Italia Viva. Avendo sostenuto Matteo Renzi mi sono domandato, come tanti nel centro sinistra, se seguirlo oppure no. Senza avere la sfera di cristallo nè alcuna formula per la vittoria, io ho deciso di restare nel PD. Conosco e comprendo le ragioni che porteranno alcuni a fare una scelta diversa, che credo sia doveroso rispettare, però io non sono di quella idea. C’ero quando è nato il PD e in questi anni mi sono reso conto che portare questa bandiera, tutti insieme, ci ha permesso di raggiungere dei risultati straordinari. Molti di questi li abbiamo raggiunti nell’ultima esperienza di governo e rimuoverli dalla nostra memoria collettiva rappresenta uno degli errori di oggi. Ma il momento in cui abbiamo ricominciato a dividerci, è stato il momento in cui abbiamo cominciato a perdere forza, vale ora come allora. Questo perché la vocazione plurale del partito democratico che a tanti sembra un limite, è invece una virtù che allarga il campo del confronto e degli obiettivi e lo rende l’unico partito che pratica, con tutti i suoi limiti, la democrazia interna. Nessun partito, neanche tra quelli più piccoli ed identitari, resta uguale a se stesso sempre, perchè il mondo cambia e con esso anche i bisogni delle persone. Quello che non deve cambiare sono i valori di riferimento e nel PD c’è e ci sarà ancora un’area riformista, solidale, che guardi agli ultimi e all’inclusione, che lotti per tenere unite le comunità come luoghi fondamentali del vivere umano e civile. Questo sempre e a prescindere dalle contingenze che a volte, come oggi, ci portano a dialogare con forze politiche diverse da noi, con le quali però non dobbiamo costruire matrimoni di interesse ma convergenze sui bisogni. Mi spiace che ancora una volta si finisca a parlare quasi esclusivamente di nomi e non di idee, perchè sono certo che se sapremo guardare a quelle, ci ritroveremo insieme su molti più fronti di quanti il gossip politico quotidiano voglia farci sembrare.

30 Settembre 2019
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